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LA STORIA DELLA FOTOGRAFIA DA PLATONE A MATRIX

Il mito della caverna

Negli ultimi dieci anni il mercato della vendita di apparecchi fotografici si è ridotto dell’ 80%

Contestualmente il numero di immagini scattate e distribuite sul web e condivise per via digitale, si è moltiplicato migliaia di volte.

Appare evidente che l’uso di strumenti nuovi come gli smartphone ha cambiato il comportamento, e l’approccio verso il mondo delle immagini modificando le abitudini.

Il cambio di strumento però è solo il mezzo con cui questo fenomeno si è propagato non ne è la causa. Per spiegare questo concetto c’è bisogno di una riflessione più profonda che ci porterà a comprendere meglio la differenza sostanziale che c’è tra una fotografia ed un’immagine ed il perché è importante definirne i confini.

IL MONDO DELLA TECNICA

Quando si parla di fotografia nella quasi la totalità delle volte si parla di tecnica, riviste digitali e cartacee blog e canali YouTube, parlano di attrezzature, di tecnica di ripresa e di post produzione. Rispondono solo a due domande: Come e Con che Cosa !

Raramente si può trovare qualche approfondimento di storia della fotografia, generalmente concentrata su monografie di autori famosi. Praticamente mai si parla di cosa sia la fotografia. Ritengo che chiedersi il perchè sia sempre un buon punto di partenza, per questo motivo i rari testi che trattano l’ argomento sono diventate dei libri di culto.  I due esempi più famosi sono rappresentati da saggio di Susan Sontang “Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società” e da “la Camera Chiara” di Roland Barth. Questi due testi sono tra i pochi libri che hanno affrontato il concetto di cosa sia la fotografia e hanno cercato di spiegarne o per lo meno di analizzarne la magia e la funzione sociale e personale.

 

Roland Barthes Henri Cartier Bresson

Il limite di questi testi è dato dal fatto che questi saggi venivano scritti in un epoca analogica, dove la fascinazione della stampa faceva concentrare l’autore sull’atto della produzione dell’unicum della stampa. Il passo nell’era digitale ha reso necessaria una visione più olistica, che metta al centro il concetto stesso di fotografia come prodotto del pensiero occidentale e non solo come analisi semantica o sociale del fenomeno. Se nell’era analogica lo sforzo per produrre una fotografia poteva generare poche buone fotografie e molte fotografie scadenti che potevano entrare a buon diritto nel mondo delle immagini, oggi nell’era digitale, la distanza che c’è tra un immagine ed una fotografia è molto più marcato. Questo è avvenuto sicuramente per la facilità con sui si può scattare un’immagine ma anche perché nell’era della tecnica l’approccio strumentale, rispetto a quello ideativo è molto più marcato  rispetto a  qualche decennio fa. La funzione ha soppiantato quasi completamente il motivo per cui si compie un’azione. Questa analisi è un presupposto che prevarica il mondo delle immagini e pervade ogni aspetto della società contemporanea. Si conosce sempre meglio come si fa una cosa, ma ci si domanda sempre meno del perché, quella tal cosa, venga fatta. Questo avviene perché viviamo nel mondo della tecnica: dove è  accettabile  leggere centinaia di pagine di manuali tecnici, ma diventa insopportabilmente noioso chiedersi il perché noi siamo spinti a fare quella cosa. Questo atteggiamento tecnicistico, ha spinto alla produzioni massiva di immagini, ed ha allontanato i fotografi dal mondo delle idee. Se pur vero che vivendo in un mondo post ideologico, non si può attribuire un valore di sovrastruttura alla fotografia, è altrettanto vero che la disumanizzazione della cultura occidentale ha sortito pesanti effetti nella fotografia, ha portato alla creazione disimpegnata di immagini, che hanno valore solo per la funzione per cui sono realizzate.

IL MONDO DELLE IDEE

La fotografia è un idea! Nasce con la cultura occidentale 2500 anni fa.

Il significato del suo nome deriva dal greco scrivere con la luce.

Platone espresse il concetto della fotografia per la prima volta attraverso “il mito della caverna”

In una grotta imprigionati dietro un muro, degli schiavi ( Spectator) guardano delle ombre che sono le proiezioni di sagome illuminate da un fuoco ( Spectrum ) queste rappresentazioni sono realizzate da degli uomini che le mettono in scena (Operator).

La realtà coincide per gli spettatori, con la rappresentazione che gli uomini al di là del muro, vogliono dare loro del mondo.

Solo uno schiavo riuscendo a liberarsi dalle catene riuscirà ad accorgersi che la realtà è più complessa e diversa. Tornato nella grotta dopo aver esplorato il mondo, per raccontare la realtà che ha avuto modo di conoscere, perirà nel tentativo di liberare  i prigionieri

I prigionieri preferiranno scegliere di difendere la realtà che conoscono uccidendo il liberatore.

Per la prima volta la realtà coincide con uno stato di percezione, nasce la civiltà moderna sulle basi di un idea immaginifica di una nuova consapevolezza .

Si definisce la realtà come non una ed immutabile, la si distingue in mondo delle idee, metafisica, e il mondo della fenomenologia terrena, fisica.

L’uomo inizia un percorso evolutivo grazie alla capacità di concepire delle idee in forma di immagini.

Questa capacità si rinnova da millenni nell’atto creativo di un fotografo, diversemente le immagini non sono che materia senza sogni e senza idee.

Esiste un valore profondamente diverso sotto il piano ontologico tra una fotografia ed un’immagine. Questa capacità di trascendere la materia, ha permesso all’occidente di evolversi fino ad oggi. La fotografia come atto metafisico ha attraversato i millenni raccontando e rappresentando i sogni ed il genio dei più grandi artisti dell’umanità, giungendo a noi sotto varie forme espressive,  le varie arti figurative, la pittura, la fotografia analogica  per arrivare a noi in forma di pixel.

 

Coronavirus

La forma che essa ha assunto nei secoli è solo frutto della tecnica disponibile per l’espressione dell’idea. La tecnica è, dal mio punto di vista, ben poca cosa rispetto all’invenzione dell’idea di fotografia.

Per dimostrare come il potere dell’idea sia immensamente superiore a quello della tecnica, mettiamo a confronto il film Matrix con il mito Platonico: L’evoluzione sul piano concettuale è minima. Solo la tecnica con cui la storia viene rappresentata si è evoluta adeguandosi agli strumenti offerti dai tempi.

Rileggiamo la sagra di Matrix:

Uno schiavo riesce a liberarsi e comprende che il mondo che ha vissuto è solo una messa in scena, decide di scoprire cosa c’è al di fuori dal suo guscio (grotta) e sceglie di lottare per liberare gli altri schiavi. Perisce a causa di un’altro schiavo che preferisce non rinunziare alle sue certezze confortanti.

Un idea può vivere millenni e spingere la società ad evolversi ed a crescere la tecnica può solo rappresentare la stessa realtà in maniera più articolata ed adeguata ai tempi per essere soppiantata da una nuova tecnica più attuale.

L’immagine è il tavolo su cui mangiamo, la fotografia è l’idea che lo ha pensato.

La fotografia può definire un identità, può dare uno spunto per vedere il mondo con occhi nuovi può insegnare a essere migliori

La fotografia non è un immagine! La fotografia è un atto metafisico.

La fotografia è un atto rivoluzionario e salvifico, che permette al genere umano di definire la realtà, di inventare un linguaggio che permetterà di sopravvivere e di evolversi.

Per questo motivo il malessere della fotografia, mi preoccupa, perché  è il termometro della nostra società.

Se ci si appiattisce sul mondo delle immagini e sull’uso  tecnicistico  delle immagini si viene sconfitti come esseri umani. Se la funzione si impadronisce totalmente del mercato della fotografia trasformano tutto in immagine,  gli elementi irrazionali di cui è fatto l’uomo: l’amore, la bellezza, il dolore, la fantasia l’ideazione il sogno scompariranno con lei.

Per questo vi esorto a coltivare la fotografia perché se è vero come dichiarava  Heidegger, che la storia dell’uomo è finita ed è iniziata la  storia della tecnica,   solo la Fotografia e la Poesia hanno  la capacità di proporre un pensiero alternativo al pensiero che sa far solo di conto.

 

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