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LA FOTOGRAFIA DI REPORTAGE, IL RACCONTO DI UN’EPOCA

Il racconto di un'epoca

Per chiunque non sia un nativo digitale, l’immagine del fotografo è stata rappresentata per decenni dalla figura del fotoreporter.

Questo genere fotografico ha affascinato intere generazioni,  contribuendo  alla diffusione della fotografia come fenomeno di costume.

Bastava una leggera attrezzatura fotografica, relativamente poco costosa, per esplorare luoghi lontani ed inesplorati, o catturare un istante di felicità del proprio bambino nel giardino vicino casa.

Nella frazione di secondo in cui il reporter spinge il pulsante dello scatto, lo specchietto della reflex si alza, quello dello scatto è l’unico istante che il fotografo non può vedere:

In quel preciso istante, si crea la magia di un’immagine unica ed irripetibile, questa magia era alla portata di tutti.

Il reporter portava  alla luce storie sempre nuove e diverse, contribuiva alla conoscenza di un mondo che diventava sempre più piccolo.

Guerre, luoghi inaccessibili, etnie sconosciute o ritratti intensi, raccontavano storie mai viste. Dal 1930 in poi grandi fotografi rappresentavano la realtà di ciò che vedevano attraverso il loro sguardo.

Diventavano famosi  come lo erano stati pittori e scultori, fotografi come Robert Capa, Henry Cartier-Bresson e Robert Doisenau e molti altri.  Nascevano i generi fotografici, la composizione delle immagini, diventava molto più rigorosa e la fotografia si contaminava con varie altre arti. La fotografia era matura per una una diffusione mondiale, i tempi erano pronti per la nascita del reportage.

La fotografia di reportage ReportageDoisneau

La fotografia moderna nasceva grazie alla facilità di trasporto della macchine fotografiche di piccolo formato, che sfruttavano la pellicola 35mm, nata per il cinema, permettendo a piccole macchina fotografiche come la Leica o alle reflex giapponesi di essere trasportate con facilità.

I fotografi grazie alla mobilità, che questo nuovo formato permetteva, uscivano dagli studi per raccontare il mondo. Il nuovo modo di concepire la fotografia, ne permise la sua veloce diffusione. Non ci volevano più studi fotografici attrezzati, ì il mondo era diventato un gigantesco set.  La capacità di vedere e di trasformare attimi in immagini uniche, permise alla fotografia di diventare un linguaggio universale.

I fotografi dopo essersi sostituiti ai pittori ed aver fatto diventare la fotografia arte, assumevano una nuova funzione sociale. Non ritraevano più un’idea di realtà, come era avvenuto dalla nascita della fotografia, ma rappresentavano il mondo come gli scrittori. La società cambiava velocemente, e la fotografia era l’arte più adatta a rappresentare il nuovo corso della seconda metà del novecento.

Un aspetto fondamentale di questo cambiamento e dato dalla facilità di diffusione  della fotografia grazie alla  sua facile riproducibilità.

Bisognava organizzarsi per permettere una distribuzione migliore della fotografia, nascevano le prime agenzie come MagnumPhoto.

Per 50 anni a cavallo di due guerre “Un’immagine valeva più di mille parole”

Le riviste mensili e settimanali, finanziavano grazie alla larga diffusione delle loro tirature campagne nei luoghi meno esplorati del mondo.

La società occidentale, uscita dalla grande guerra era desiderosa di guardare al di la dei proprio confini, culturali etici e di costume, un nuovo sguardo critico nasceva e la fotografia di reportage era pronta rappresentarlo.

Questo periodo della nostra storia è durata circa 50 anni, dal 1945 al 1995,  ed è stata l’epoca d’oro della fotografia.

In questi 50 anni  il reportage, ha esercitato il massimo  impatto sulla società  nella storia della fotografia.

Durante questo mezzo secolo, a cavallo di due guerre, la società ha subito numerose evoluzioni. Ogni generazione abbatteva i tabù che avevano resistito ai decenni precedenti. Questo enorme e veloce  numero di cambiamenti utilizzava sempre di più la fotografia, come salvifico strumento di liberazione.

Sono consapevole che non si può certo esaurire un secolo di storia della fotografia  in poche righe, ma cercherò di proporre  un modo diverso di guardare alla fotografia, non guardando alle opere dei singoli autori, ma proponendo un percorso strettamente connesso ai cambiamenti della società.

Possiamo sintetizzare questi 50 anni di storia in tre grandi blocchi temporali, il dopoguerra aveva risvegliato uno spirito critico ed un desiderio di rinascita. Dopo la ricostruzione è seguito da un periodo di gradi tensioni sociali e da scontri politici, un periodo dominato dall’ Ideologia. Ideologie di sinistra e destra in forte contrapposizione generarono la guerre fredda, e terminarono in Italia con gli anni di piombo. L’ultimo periodo caratterizzato dall’espansione del Capitalismo, spinge in  avanti l’occidente, in un’ invasione non militare ma culturale su scala globale, questo periodo parte negli anni ottanta e termina nel 1995 con una piccola guerra dimenticata dal mondo.

L’epoca della rinascita

Caratterizzata dall’impulso di riscatto che seguiva la fine della seconda guerra mondiale, tra il 45 ed i primi anni 60, la società guardava al futuro. La nuova generazione di giovani metta in discussione i paradigmi fin ora accettati. Una nuova era di ricostruzione, squarciava le vecchie regole fin ora radicate nella cultura occidentale e nuove immagini di grande potenza visiva prendevano il posto alle vecchie rassicuranti idee.  Nasce il reportage moderno, non più rappresentazione della realtà, ma costruzione di immagini cariche di un valore etico e simbolico, realizzate per raccontare una nuova visione del mondo.  Così i fotografi iniziavano a raccontare storie che mettevano in discussione le vecchie regole sociali, contribuendo ad abbattere i vecchi pregiudizi di razza e di genere. Proponendo un possibile cambiamento, con immagini che diventeranno iconiche come quelle di condanne per il razzismo scattata da Elliot Erwitt o quella che mostrava il maschilismo nella famosa foto di Mario De Biasi.

North CarolinaMario De Biasi - Gli italiani si voltano 1954

L’epoca delle ideologie

Le ideologie di conservatore e progressisti si contrappongono  in maniera sempre più radicale e creavano barricate. Le contrapposizioni si sarebbero manifestate in forma di lotta nei movimento del 1968.  Queste posizioni non  erano solo politiche tra modi di concepire il mondo di setra o di sinistra,   ma attraversavano  tutti gli stati della società.

Per la prima volta immagini molto violente gridano contro le atrocità delle guerre. Icone di questo tempo sono le foto  di Nick Ut. Il terrore del napalm nella guerra del Vietnam o l’evasione di Praga testimoniata da   Joseph Kudelka. I fotografi in prima linea raccontano un mondo che vogliono combattere, prendono posizioni nette esprimendo anche una propria visione politica del mondo.

I fotografi in prima linea raccontano un mondo da combattereIl mondo raccontato dai fotografi

L’epoca economica 

Gli anni ottanta sono dominati dal fenomeno dell’edonismo. La fotografia di moda esplode nella sua potenza e l’economia galoppa spingendo il valore dell’estetica a rivaleggiare con quello morale. I margini tra i generi si sfumano, ed i fotografi di moda scattano finte foto di reportage come nel caso di Oliviero Toscani per le campagne di Benetton, mentre i fotografi di reportage come Steve McCurry conquistano la copertina del national geografic con la foto di una bellissima bambina afgana trovata in un campo profughi.

Reportage fotografico

Nonostante l’economia del benessere inizi ad erodere il potere di comunicazione del fotoreporter, questi ultimi quindici anni della storia di questo genere fotografico hanno segnato il più alto livello di qualità nella produzione di foto dello scorso secolo.

In questi 50 anni le Riviste sono state il motore della distribuzione della fotografia contemporanea 

Stern in Germania il Time negli Usa anche nelle nostra piccola Italia L’Europeo aveva fatto la sua parte nella diffusione di magnifici reportage 

La fotografia era fatta da grandi fotografi, capaci di trasformare in immagini straordinari momenti di esistenza e che avrebbero influenzato in maniera potentissima l’immaginario di intere generazioni.

Grandissimi fotografi raccontavano storie sensazionali, la loro diffusione era permessa dalle capacità di editor fotografici di grande capacità e competenza che sapevano leggere le fotografie oltre l’aspetto estetico e sensazionalistico e permettevano solo alle immagini migliori e meno banali di arrivare al pubblico. Il loro ruolo è stato essenziale, così come è accaduto per la letteratura, solo i migliori reporterraggiungevano il grande pubblico permettendogli  di fruire di foto eccezionali.

Il reporter doveva essere dotato oltre che di una tecnica eccellente ed una capacità di visione fuori dal comune, di uno spessore morale ed una sensibilità culturale oltre che  di una straordinaria motivazione che lo guidava nella sua missione.  In questi ultimi quindici anni, si erano delineate  due grandi famiglie di reporter rappresentati magnificamente da due sublimi fotografi:

Il fotografo sociale, il cui obbiettivo era quello di raccontare la storia di intere comunità di persone: Il loro obbiettivo era di quello far conoscere la storia di interi sistemi sociali, degli ultimi  lavoratori sfruttati, del terzo mondo, delle popolazioni dei  continenti meno civilizzati.

Sebastiano Salgado, fotografo sociale

Sebastiano Salgado: ne è il più noto e famoso rappresentante.

Il fotografo testimone. Raccontava  la storia in un uomo, faceva conoscere la  sua umanità, dando dignità alla propria condizione.  Il testimone  racconta con delle immagini storie e tragedie affinché non si debbano più ripetere.

James Nachtwey, il fotografo testimone

James Nachtwey è il massimo esponente di questa interpretazione della fotografia. Le sue immagini meravigliose e potentissime, avvicinano  chi le guarda agli  inferni delle guerre e ai dolori più profondi.  Fotografie straordinarie capaci con fermezza di testimoniare orrori, senza fare sconti  ai mandanti con un infinito rispetto per le vittime. Cariche di un’immensa umanità, non indietreggia di un passo davanti al dolore.

L’intento di entrambi era di quello di dare dignità agli ultimi, sviluppare una coscienza collettiva che rendesse la società migliore ed incapace di ripetere gli errori.

Natwhey“La fotografia può aprire un varco nelle astrazioni e nella retorica ed aiutarci a comprendere problemi umanamente complessi. La fotografia è essenziale soprattutto nei momenti di crisi. Essere testimoni della sofferenza delle persone è difficile. Fotografare quella sofferenza è ancora più difficile. La sfida è quella di restare aperti a queste emozioni tremende e, piuttosto che cercare di sopprimerle, incanalarle nelle immagini. E’ fondamentale avere uno sguardo capace di compassione ed essere consapevoli che solo perché le persone soffrono non significa che manchino di dignità.” James Nachtwey

Il destino di questi due giganti della fotografia che non  si erano mai incontrati, trovarono il proprio apice in una piccola guerra dimenticata dal mondo.

Nel 1994 i destini di questi due grandi fotografi si sarebbero incontrati, in un minuscolo paese nel cuore dell’Africa grande quanto la Sicilia .

Il Ruanda era un paese di scarso interesse per le ricche società occidentali, come molti stati cuscinetto era ricaduto sotto il controllo del Belgio. Per facilitarne il controllo, senza una vera motivazione etnica, decisero seguendo la regola del dividi ed impera, di separare un popolo che parlava la stessa lingua in due etnie diverse la minoranza Tuzzy, prevalentemente composta da allevatori di bestiame, e gli Hutu per lo più agricoltori. Per essere Tuzzy dovevi avere almeno dieci capi di bestiame, se ne perdevi alcuni diventavi Hutu. Alla minoranza Tuzzy venne attribuito il potere politico, ma in breve tempo vennero scaricati politicamnte ,dai Belgi, a vantaggio degli Hutu facendoli diventare il come capro espiatorio della crescente miseria.  Con il dilagare della  miseria, le nazioni Unite intervennero elargendo prestiti alla nazione, questo flusso di denaro trasformo una tranquilla nazione di agricoltori in uno dei primi importatori di armi dell’intera africa, rendendo la popolazione ancora più povera. A questo banchetto parteciparono in primo luogoc la Francia, ma tutte le nazioni  occidentali non furono da meno: l’Olanda comprò dalla Cina 500.000  maceti per poi rivenderli con un forte guadagno al Ruanda. Si era trovato il modo di rendere profittevole un paese poverissimo. Mentre la povertà dilagava l’odio razziale montava, ed il capro espiatorio di tanta miseria si faceva sempre più chiaro. La guerra civile si faceva sempre più concreta,  veniva alimentato l’odio con sistematica costanza. Le informative dei caschi blu che comunicarono alle Nazoni Unite il giorno dell’inizio della presa delle armi, vennero ignorate, non c’era interesse nell’intervenire. Il genocidio era pronto, oltre 800.000 Ruandesi furono uccisi, i colpi delle armi da fuoco valevano più di una vita umana e si preferiva usare i maceti. La violenza sessuale era la regola, si violentava per ore e solo quando si era veramente sfiniti si dava alle vittime finalmente la morte. 

Rwanda Sebastiao Salgado

James Nachtwey Rwandan Genocide

Citando la tempesta di  Shakespeare  un missionario  cattolico provato da tanta ferocia disse: “non ci sono più demoni in cielo sono tutti in Ruanda”

Nachtway scese all’inferno e testimonio la ferocia che gli uomini possono esprimere. Non c’era ombra di umanità ne di speranza. Dopo aver testimoniato  ed affrontato le  guerra introno al mondo. Quello aveva raggiunto il girone più profondo dell’inferno. In quella guerra insensata c’erano solo reitti che si ammazzavano senza motovo, spinti solo dall’odio, non c’era più nessuna umanità da difendere.

Un incubo cha anche il più grande fotoreporter del mondo non sarebbe stato capace di sanare.

Quello che non fecero le armi lo fecero le malattie. Si crearono dei popolosissimi campi profughi nelle foreste ed attorno a confini del Ruanda.

Senza servizi igienici ed acqua potabile, scacciati da tutti i popoli confinanti, i sopravvissuti morirono di malaria e di fame. Salgado, visito qui campi e per settimana ne testimonio l’atrocità delle condizioni. Non c’era più speranza per il genere umano.

Salgado si ammalò di depressione e decise di abbandonare la sua vocazione di fotografo. 

Nel 1995 iniziava una nuova era quella della Tecnica. L’economia cedeva lo scettro alla tecnica, in quest’era l’uomo non conta più , la dignità non è più un valore da difendere, l’umanità è sconfitta. Nell’era della tecnica non c’è rammarico e non c’è rimorso perché non c’è morale.

In questa nuova era non c’è più spazio per la figura del reporter .

Salgado decise di abbandonare la fotografia, entro in una profonda crisi depressiva.

Solo  dieci anni grazie all’aiuto della moglie  sposò  una nuova visione della vita.  Decisero di ripopolare la tenuta che aveva ereditato in Brasile piantando migliaia di alberi, i terreni desertificate dall’allevamento intensivo ricominciarono a rivivere.

Grazie alla forza di una donna straordinaria, Salgado riuscì  a sovvertire il concetto di mondo Platonico su cui si era basata la sua vita di fotografo e di pensatore. Il mondo della tecnica può essere solo sovvertito da un modo di concepire la realtà, diametralmente opposto che metta al centro le antiche leggi di natura. Sconfessando il concetto di progresso e di controllo da parte dell’uomo rigenerandosi in un mondo nuovo.

La natura deve riprendere il posto che gli spetta. Una nuova concezione del mondo si sotituisce all’illusione di onniponza del genere umano,  la natura assume un valore ontologicamnete superiore a quello della tecnica. L’uomo può vivere in armonia con la natura solo se  è sottomesso alle sue regole.

Una nuova Genesi permetterà all’uomo di ripartire e di correggere i suoi errori

Genesi

LA STORIA DELLA FOTOGRAFIA DA PLATONE A MATRIX
SITO FONDAZIONE TUONO PETTINATO